Si figlio mio, vai!

Testimonianza di Annamaria.

“Elio è nato in aprile 47 anni fa. All’ospedale non hanno capito, ma io me ne sono accorta presto che c’era qualcosa che non andava. Elio non parlava e quando ha cominciato pronunciava male le parole. L’ho portato dalla logopedista, per anni ogni mattina prima di accompagnarlo all’asilo, ma non è servito a molto. Il dottore alla fine ci ha detto che era il cervello bloccato, le cellule lì dentro la testa che non funzionavano. È andato a scuola – ha fatto le elementari e le medie – con l’insegnante di supporto, ma non l’ha aiutato tanto. Credo che ai quei tempi non fossero tanto preparate e forse non lo hanno seguito nel modo giusto. Una maestra di un’altra classe mi ha detto che sentiva Elio battere i piedi sul pavimento e le mani sul tavolo per attirare l’attenzione. Gli ho fatto fare anche un anno in più di scuole medie per vedere se si riusciva a recuperare qualcosa. Ma alla fine non sa né leggere né scrivere; non conosce i numeri e quindi ad esempio non capisce l’ora sull’orologio. E questo rende complicate tante cose anche semplici della vita di tutti i giorni. È comunque un ragazzo responsabile e forte; che sa lavorare anche bene se gli si spiega cosa deve fare. Ha fatto tanti tirocini in diverse aziende e in cooperative. Adesso oltre ad aiutare qualche volta nella ditta di suo fratello, è impegnato nel progetto della Rete “Tutti nello stesso campo!”, coltivano un terreno a Seregnano e poi vendono i prodotti al mercato. L’anno scorso mi ha detto: “mamma voglio andare via di casa. Mi compro un appartamento qui vicino.”  Aveva visto che altri giovani come lui seguiti dalla cooperativa La Rete lo avevano fatto. Io sapevo che non sarebbe stato facile ma l’ho incoraggiato: gli ho detto: “si Elio vai!” A tutti i miei figli ho lasciato la libertà di decidere la loro vita. Quindi anche Elio aveva il diritto di farlo. E poi io ho ottant’anni e ho avuto anche problemi di salute negli ultimi tempi. Nella vita non ci si può piangere addosso, si deve fare quel po’ che si può e quel po’ dà serenità. Ho avuto tante paure per Elio, ma se le facevo venire fuori non avrei risolto nulla e finivo per spaventare anche lui.

In fondo ero abbastanza tranquilla, perché aveva già fatto alcune esperienze: delle settimane con il progetto “provo di volo” e poi a L’Aquila alcuni mesi nel momento della ricostruzione dopo il terremoto. Certo era là con suo fratello, ma comunque per la prima volta si è staccato da me per molto tempo.

Quindi è andato: da qualche mese ha iniziato il percorso per l’autonomia che oggi grazie alla bolletta etika potrà continuare. Vive con Mamudou (ndr l’accogliente*) in un appartamento messo a disposizione dai frati. Viene a casa nei fini settimana per stare con me vedere i fratelli e i nipoti.

Quando non si sanno leggere i numeri anche cose semplici diventano complicate: per fare la lavatrice bisogna capire le cifre dei programmi e le temperature o per farsi un piatto di pasta bisogna pesare sulla bilancia e controllare i minuti di cottura. Quando era a casa con me gli ho insegnato a misurare con il pugno e poi ad assaggiare. Se poi alla fine la pasta è un po’ troppo cotto o cruda, il giorno dopo andrà meglio. Altre cose gliele stanno insegnando quelli della Rete: ad esempio per prendere farmaci negli orari giusti usano un dispenser con indicati i vari colori. Poi si muove con l’autobus e anche lì… Per fortuna però ha un grandissimo senso dell’orientamento: mostrandogli una volta il percorso poi lui lo ricorda.

So che potrà avere delle difficoltà, perché sono tante le sue lacune, ma ho fiducia che el se desribigherà. In pochi mesi è già cambiato, o forse ha tirato fuori cose di sé che prima non mostrava: in tanto è meno permaloso, poi se una volta bisognava tirargli fuori le parole dalla bocca con le pinze, ora invece chiacchiera e chiacchiera; chiede di questo e di quello perché vuole sapere. È impressionante! io lo guardo e penso sorridendo: figlio mio dove sei stato fino adesso?

 

Annamaria è la mamma di Elio protagonista di uno dei progetti finanziati da etika da settembre 2018. Testimonianza raccolta da Silvia De Vogli

 

*L’accogliente è una persona che dopo un percorso formativo accompagna e sostiene le persone con fragilità e rientra nell’ambito di progetti del Comune di Trento e del Centro di Salute mentale che negli ultimi anni hanno coinvolto anche la cooperativa La Rete.