Il Gruppo
etika è un nuovo modo di pensare e fare cooperazione tra le persone e le organizzazioni.
etika è un nuovo modo di pensare e fare cooperazione tra le persone e le organizzazioni.
In Trentino sta nascendo il più grande gruppo di acquisto economico, ecologico e solidale. A tre mesi dal lancio, infatti, sono già oltre 8500 le persone che hanno scelto etika, l’energia che fa risparmiare, tutela l’ambiente e aiuta le persone con disabilità, nata dalla cooperazione trentina insieme a Dolomiti Energia. I promotori del progetto hanno scelto la giornata nazionale “Mi illumino di meno” per presentare il Comitato scientifico che presiederà i progetti solidali e il manifesto culturale “per un abitare socialmente e umanamente condivisibile” .
A tre mesi dal lancio etika ha raccolto un consenso al di là delle aspettative. Etika è l’offerta dedicata ai soci e ai clienti delle Casse Rurali trentine e ai soci delle Famiglie Cooperative che possono risparmiare sulle bollette di casa, tutelare l’ambiente e aiutare le persone con disabilità. Per ogni contratto luce o gas stipulato, Dolomiti Energia destina al progetto etika 10 euro l’anno. Le quote alimentano un Fondo solidale che finanzierà la ricerca e la realizzazione di soluzioni abitative e di opportunità di inclusione per persone con disabilità.
I promotori di Etika hanno scelto la giornata nazionale “Mi illumino di meno” per presentare il Comitato scientifico che presiederà i progetti solidali e il manifesto culturale “per un abitare socialmente e umanamente condivisibile”. L’evento si è svolto nel tardo pomeriggio al Centro teatro di viale degli Olmi a Trento gestito da Consolida.
“Siamo orgogliosi dell’interesse che l’iniziativa sta riscuotendo”, ha affermato Rudi Oss, presidente di Dolomiti Energia. “Migliaia di famiglie trentine hanno aderito in queste settimane all’offerta beneficiando, sia per la fornitura di energia che di gas, di un’opportunità concreta e semplice per risparmiare e sostenere ogni giorno questo innovativo e lungimirante progetto di solidarietà sociale”.
Sono state infatti già più di 8500 le persone che hanno già stipulato il contratto etika. Oltre ad essere solidale, l’energia di etika è economica perchè garantisce uno sconto del 20% il primo anno e del 10% a partire dal secondo ed ecologica perché usa solo energia green certificata.
Il comitato scientifico e il manifesto di etika
I partner hanno affidato la gestione del Fondo solidale ad un Comitato scientifico composto da alcuni tra i maggiori esperti nazionali per presidiare la realizzazione dei progetti solidali. Si tratta di Carlo Francescutti e Piergiorgio Reggio, che avranno il supporto organizzativo di Solidea, la non profit del movimento cooperativo che ha il compito di gestire il Fondo solidale etika.
Francescutti è sociologo di formazione; è stato coordinatore del Comitato Scientifico e componente dell’Osservatorio nazionale sulla condizione delle persone con disabilità fino ad ottobre del 2016; ha lavorato presso l’Agenzia Regionale della Sanità del Friuli Venezia Giulia ed è stato consulente del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali. Dal 2010 dirige il Servizio di Integrazione Lavorativa dell’Azienda per l’Assistenza Sanitaria di Pordenone. Reggio invece è pedagogista, docente nell’Università Cattolica di Milano e Brescia, nell’Università di Trento, presidente della Fondazione Franco Demarchi di Trento con una grande competenza in processi di welfare generativo e di sviluppo di comunità.
Il Comitato ha presentato il “Manifesto culturale” con i principi di riferimento per i progetti per l’abitare autonomo e inclusivo a favore delle persone con disabilità da finanziare attraverso etika. A loro va garantita, come a tutti, la possibilità di scegliere dove e con chi vivere. La casa, inoltre, non va considerata solo una questione di muri e di attività nuove da imparare: i progetti devono guardare anche al contesto perché l’abitazione non diventi luogo di solitudine e isolamento ma spazio in cui si intrecciano rapporti. L’abitare va inteso quindi come fatto sociale e in questo senso non può che essere un progetto collettivo che mette in gioco la comunità, comprese le istituzioni.
Le testimonianze
Il pubblico presente al Centro Teatro ha ascoltato al buio le storie di Alex e di Tiziano.
Alex, ha raccontato il padre Ottavio T., ha 30 anni, è stato adottato quando ne aveva 6. Nato con una disabilità di tipo cognitivo, ha sviluppato negli anni anche problemi di natura psichica che lo hanno portato più volte in ospedale nel reparto psichiatrico. Durante uno di questi ricoveri si sono create le condizioni per accogliere la domanda che da tempo faceva, ovvero la possibilità di avere una vita più autonoma al di fuori del contesto famigliare. Fino a quel momento i genitori non l’avevano mai presa in considerazione, ma bisognava trovare una soluzione altrimenti sarebbe finito in istituto. “Mai avremmo immaginato – ha detto Ottavio T. – che in tempi così rapidi ci sarebbe stata un’evoluzione cosi positiva: grazie al supporto dei volontari e degli operatori delle cooperative e dei servizi sociali e sanitari oggi Alex vive con uno giovane studente universitario camerunense, appositamente formato. Una soluzione abitativa che gli ha dato una grande serenità; fa cose assolutamente inimmaginabili solo un anno fa. Siamo convinti che questa sia l’unica strada da percorrere: abbiamo solo 60 anni, ma è ora che dobbiamo gettare le basi per il suo futuro, anche quando sarà senza di noi”.
Tiziano, invece di anni ne ha 17 anni ed è nato con la sindrome di Down. È un ragazzo molto autonomo, lo è sempre stato: va e viene da scuola con l’autobus, va in libreria e al panificio. Questo suo desiderio di autonomia è diventato sempre più forte perché con l’inizio dell’adolescenza il contesto famigliare ha iniziato a stargli stretto. “Abbiamo capito – ha detto la madre Camilla C. – che il dono più grande che potevamo fargli era permettergli di fare esperienza di vita autonoma non in situazioni di emergenza, ma con la possibilità di scegliere di ritornare a casa ogni volta che vuole. Tiziano con gli operatori e i volontari della cooperativa La Rete ha iniziato ad uscire la sera, a fare attività sportive finalizzate a creare gruppo, legami e relazioni oltre alla famiglia per preparare esperienze di vita autonoma, perché la convivenza non deve essere forzata. Nei prossimi mesi farà anche il suo primo fine settimana fuori casa con un gruppo di coetanei in un appartamento. Credo sia importante anche ‘educare’ le famiglie in cui c’è una persona con disabilità, perché non diventino mondi a sé e per togliersi le paure per evitare l’effetto campana di vetro”.
Come Ottavio T. e Camilla C. sono migliaia i genitori che si stanno interrogando sul futuro dei loro figli. E il numero è destinato a crescere. Le soluzioni richiedono risorse economiche, ma anche un approccio culturale nuovo al tema della disabilità nei servizi e nella comunità.
A cura dell’Ufficio Stampa della Federazione Trentina della Cooperazione
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